Storia del Manifesto Dada21
Il Manifesto Dada21 è stato distrutto in un incidente anomalo.
La Frammentazione del Manifesto Dada21
Ambientazione: Sera di equinozio. Un Castelletto seicentesco circondato da una fitta vegetazione mediterranea.
PSICOMANZIA LETTERARIA
Il Manifesto Dada21 è stato impresso su carta ingiallita da una mano ferma e ossessiva di novantanove anni. Intingendo il pennellino nell’inchiostro di polpo, Mastro Dada ha riempito ventiquattro pagine di scrittura densa e minuta. La disgustosa potenza dei sensi sembrava rivelare la malattia di un pazzo. Eppure in quell’atto si celava una volontà raffinata. L’autore, ispirato collezionista di opere Dada, stava intavolando una Psicomanzia Letteraria.
Operazione teoricamente possibile, anzi di probabile riuscita, la psicomanzia è una forma desueta di negromanzia metapsichica. Gli anni di vita di Mastro Dada equivalevano alla distanza tra la morte del Dada Storico (1923) e il momento della scrittura. Dada21 è un tributo filosofico a cent’anni di vicende e riflessioni.
Se fosse capitato un osservatore neutro in quella stanza adornata di mobili settecenteschi veneziani, dopo aver mosso qualche passo sul parquet per tastare le spalle dell’autore, ignaro del suo artificio rievocatore, avrebbe cercato di distogliere a forza il vecchio dal gesto scrittorio, per portarlo “in salvo” via dalla Dimora.
IL CANE ATTACCA IL MANOSCRITTO
Mastro Dada terminava indisturbato quel che si era prefisso, unendo spontaneità a disciplina, come solo un uomo nel fiore dei suoi anni è in grado di fare. Ma il destino ha allineato un contraccolpo per bilanciare il magnetismo della sua vasta intenzione.
Prima che fosse asciutto, il manoscritto emanava un forte odore. Dall’odore intenso marino, si sarebbe detto che quel lemmario intersecolare emanasse vita propria. Mentre l’autore si voltava per alzarsi dalla sedia, è stato intercettato dal cane sanguinolento che entrava poderoso nella stanza. Ha assalito la scrivania, come infatuato sovrastava il padrone, che di lì a poco ha perso conoscenza nel contemplare il rischio di un danno irreparabile all’opera sua.
DECADIMENTO E DISINTEGRAZIONE
La Dimora è una grande villa arroccata su una collina, tristemente dismessa. Nei due saloni affrescati a chiazze riecheggia l’antico sfarzo dei ricevimenti. Le tredici camere da letto, nonostante l’assenza di materassi e i muri incrostati, conservano l’aura dei cortigiani, originata nel corso delle piacevoli notti. L’arredamento non c’è più, ma nessuno vi è entrato da allora che abbia potuto profanare quell’atmosfera accumulata nei decenni.
Il cane sanguinolento abitava, senza voler andare altrove, con Mastro Dada. Potrei dirvi il nome del cane, ma perchè dovrei? Da tempo si mostrava incline alla solitudine, per cui il vecchio non lo disturbava. Anni prima invece il padrone soleva fare sul cane esperimenti di ipnotismo, in mancanza di altre creature intelligenti su cui convergere i fuochi mentali.
Con il suo atto feroce quel cane slozzo rappresenta il danno di una negligenza protratta e la tristezza relativa all’umana sconfitta. Quel che è successo, ma soprattutto quel che non potrà più essere raccontato, ci avvolge di un senso di rivalsa, considerato l’uso che vien fatto attualmente di molte Dimore antiche.
Nonostante il cane simboleggi, come dicevo, la sciagura dell’uomo, è un animale senza peccato, pieno di energie: ha vigorosamente smangiucchiato, sminuzzato, disintegrato i ventiquattro fogli. È così che il Manifesto Dada21, ancor prima che qualcuno lo vedesse, è stato vittima di un assassinio, è andato sacrificato, scomponendosi in un numero definito di frammenti, 9764.
RINVENIMENTO E RIPARAZIONE
Il Siniscalco, anche lui vetusto, fedelissimo all’autore del manifesto, stava rientrando nel castello ai primi albori e si accingeva a svolgere cerimonialmente i suoi incarichi mattutini. Ha trovato, fin dall’ingresso, straccetti di carta cagnata disseminati ovunque. Li ha rinvenuti coscienziosamente: da sparpagliati che erano li ha raccolti per tutte le quindici stanze della Dimora Storica.
Il cane non aveva fatto altro che mordere, strappare e correre da una stanza all’altra per tutta la notte, lasciando tracce sì meticolosamente distribuite, da far credere al servitore che Mastro Dada, ormai fuori di senno, si era voluto divertire con una nuova avanguardia. Ma a ben vedere, pur senza segni di morsi, il corpo del suo signore giaceva nel proprio letto senza respiro.
LA RIMESSA DADA
I Ricercatori della Rimessa Dada, in ricordo di Mastro Dada, hanno deciso di distribuire su tutte le città di Torino, Ticino e Venezia, dei messaggi misteriosi. Questi messaggi erano composti da parole che provenivano da alcuni fogli strappati rinvenuti nella Dimora Storica. Le gente del Triangolo Rosso ha iniziato a parlare di questi messaggi, ma alla fine non riusciva mai a capire il loro significato.
I Ricercatori della Rimessa Dada, in ricordo di Mastro Dada, hanno deciso di distribuire su tutte le città di Torino, Ticino e Venezia, dei messaggi misteriosi. Questi messaggi erano composti da parole che provenivano da alcuni fogli strappati rinvenuti nella Dimora Storica. Le gente del Triangolo Rosso ha iniziato a parlare di questi messaggi, ma alla fine non riusciva mai a capire il loro significato.
I linguisti moderni, presi da una mania che aveva qualcosa d’assurdo, hanno iniziato a fare a pezzi gli Enunciati che incontravano, ritagliando delle parole per appropriarsene e portarle a casa. Affermavano di esser stati colpiti uditivamente mentre passavano per la via come se i verbi fossero stati pronunciati per loro. I bibliofili hanno avviato contro i teologi, per lo spazio di sei settimane, discussioni sull’intenzione dei sofismi, i quali dai primi venivano giudicati poesia urbana, dai secondi i fantasmagorici sofismi di un Bafometto Letterario. Onde tutta la gente cominciò a passarsi la voce e a parlare di questo sapere così meraviglioso, a proposito del quale Dada, non avendo di che nascondere il calamaio pernicioso, restò raccolto in assoluta abnegazione. Il Manifesto intero non fu mai riveduto.